lunedì 9 novembre 2015

Racconti per bambini 8 - 10 anni _ ° Marica e l'inno alla vita





Marica era una ragazza alla quale piaceva sognare
cantava l'inno alla vita
forse davvero niente l'avrebbe fermata
ma il suo punto delicato
era lasciare aperto il cuore
e donare l'amore.
Passavano i giorni
passavano le ore
passavano gli anni
e di Marica nulla più si seppe
Non ne era rimasto nemmeno quell'inno
a consolare quei sogni nei suoi diari.
Un giorno per caso tornò alla vecchia casa
della ragazza una donna
che chiese di lei,
la madre senza starsene a denti stretti
rispose che un uomo le distrusse i sentimenti
e di Marica non rimase nemmeno l'odore.
Un amico della ragazza disse invece che
erano stati un uomo e la madre a distruggerle
i sentimenti.
Un'amica disse invece che erano stati un amico,
un uomo e la madre a distruggerle i sentimenti.
Ancora più avanti si seppe che erano stati la famiglia,
gli amici, i parenti e l'uomo.
Sta di fatto che di Marica nulla più si seppe.

La donna percorse a piedi i tragitti con cui Marica
consolava i suoi pensieri, così tutti le dissero.
Arrivò lungo il fiume nascosto fra i boschi
e quando la donna si avvicinò alla sponda.
Vide il viso di Marica specchiarsi di nuovo in
quello scorrere del tempo.
E disse alla ragazza:

"Cara mia, qui tu sei andata via,
ma hai lasciato solo cuori mendicanti,
e nessuno che ti abbia amato
fatto di te la colonna del suo cuore.
Qui hai lasciato che tutti parlassero di te
ma nessuno che pregasse per te
che sognasse per te, in te,
che credesse per te, in te.
Come segno alla vita.

Nessuno in te ha ritrovato se stesso
ed i suoi sogni."

La donna tornò poi indietro,
percorse altre strade,
vide i posti che frequentava da ragazza
ed ebbe il coraggio di bussare,
di bussare di nuovo alla porta di quell'uomo.
Ma quando lui rispose,
il tono della sua voce, fece esplodere
in coriandoli l'animo di Marica.
Rimase per qualche istante in silenzio
e poi disse "Sono qui per parlare di lei".
Ma l'uomo non capii e quando aprì
il suo portone.
I loro occhi tornarono a scrutarsi
come in quegli ultimi giorni.

Ancora una volta i sogni di ormai
donna, raggiunsero un cielo troppo
stretto per espandersi.
Per espandersi lì, con lui.
Con lui che non aveva dato
voce al cuore.
Nemmeno in quell'istante che avrebbe
potuto ancora immergersi in lei..

Marica se ne andò.
A che è valso andarsene e andarsene ancora,
mormorò fra sé.
Veramente nessuno in me
ha ritrovato se stesso ed i suoi sogni?

Vide un'anziana signora portare con sé
una pesante borsa
e quando la raggiunse per aiutarla
l'anziana signora le sorrise
afferrò il braccio di Marica e le disse:

"Lasciami credere ragazza, che io possa ancora farcela".

Marica pianse e disse al vento
lasciami credere che io possa farcela, farcela ancora.

Si asciugò le lacrime e tornò a cantare,
a cantare l'inno alla vita.
A credere che le persone alle quali ha donato il suo cuore
abbiano trovato in lei l'inno alla vita,
ai sogni, all'amore, alla speranza, al coraggio..
ed infine ma non per ultimo,
l'inno a se stessi.

Docean Drop





sabato 7 novembre 2015

A small room with large windows





è stata la mia salvezza trovare le parole per smettere di deglutire i sentimenti.
Oggi ho volato, ho volato in alto.
In un cielo azzurro che è una fortuna trovarlo limpido.
Ho bagnato le mie ali e mi sono scaldata con il Sole.
Lontano da tutto, ho sentito il cuore palpitare.
I polmoni riempirsi e svuotarsi d'aria.
Come una silenziosa danza.
Ho tutto e niente.

Ho tutto e niente.
E che mi importa.
Se piango, piango.
Se rido, rido.
Non ho paura di essere ciò che sono.
E se non vola al mio fianco un falco o un gabbiano.
Ho chiuso gli occhi al basso,
e li ho aperti all'alto.

Una pozzanghera mi ha strappato il sorriso.
L'ho ridisegnato osservando l'amore per la vita.
La magia non è morta.
Non è fantasia.
Ancora luccica l'alchimia.




At least today




Tramonto.
Rosso chiarore.
Tingi la pelle.
Ombre blu sorseggiano
l'ultimo brindisi al giorno.

Sorrido alla notte.
At least today.


giovedì 5 novembre 2015

And miles to go before I sleep


When I was a child, when I was a young girl and Now I am myself.



Mi svegliai come succede ormai sempre, nel cuore della notte.
Potrei iniziare scrivendo che oggi è il giorno in cui mi ricordo di quella volta che mi riportarono mio padre in orizzontale.
Invece mi viene in mente quando a 14 anni iniziai le superiori.
In un ambiente totalmente nuovo in cui volevo dare il meglio di me e nascondere i due
anni passati nel tormento del vuoto, di un'amicizia finita, oltre che di un genitore ormai distante anni luce in chissà in quale altra dimensione.
Mi torna in mente quando un pomeriggio di questi, sentivo l'ansia alle stelle.
Fingevo di sorridere e di nascondere il lato di una bambina che odiava con tuttak se stessa
il mondo e amava sfidare i suoi coetanei per non sentirsi inferiore e allo stesso tempo per non sentirsi come loro.
Nascondevo la rabbia, mi convincevo di non averne più.
Invece quel pomeriggio di novembre stava piovendo.
Le foglie gialle si aggrappavano all'asfalto, umide e marce.
Era comunque piacevole vedere che il bosco non fosse grigio ed incazzato come il cielo.
Sentivo che dovevo camminare, nascondermi.

E ciò che mi bussò nel cervello fu proprio questo gesto di nascondermi, come da bambina che mi annullavo, in silenzio, non rispondevo nemmeno al richiamo della mia famiglia
nonostante li vedessi preoccupati.
Come quella volta che nell'appartamento in cui stavamo, io mi sedetti sotto lo stendino dei panni nel terrazzo, passarono le ore e quando mi cercarono nessuno fu in grado di vedermi.
Pensai ma tu guarda questi che mi passano davanti di continuo e non riescono a notarmi anche se non sono totalmente sotto lo stendino.
Mi viene da sorridere per come poi mi sono alzata solo perché stanca di starmene seduta e con tutta tranquillità apparsi di fronte a loro in silenzio con un sorriso.
Quando risposi alle loro domande su dove fossi, erano sbalorditi ed irritati più che mai.
A buon ragione.
Non mi sentii in colpa nemmeno quando vidi mia madre che le prese un malore e stava sul divano in cerca di ritrovare sensi e logica.
Sentii un lieve dispiacere nel vederla ad occhi chiusi cercando di equilibrare il respiro.
Ma nessun senso di colpa.

Ritornando a quel pomeriggio di novembre, ricordo che presi l'ombrello ed uscii di casa di tutta fretta.
Una volta giunta in campagna mentre il temporale si faceva più forte, scoppiai a piangere.
Un pianto assordante dentro al cuore.
Gridavo fra le lacrime, senza più stringere i denti.
Era rabbia, era frustrazione, era dolore, era solitudine, era tutto ciò che mi feriva.
Mi sentivo un tutto uno con il cielo, con la terra, con i tuoni, con le foglie, con il vento.

Vedevo il mondo per come lo sentivo: un posto finto con persone finte che nascondevano se stesse. Ma io non avevo più nessuno con cui parlarne dopo che mi innamorai di mio padre e il destino (la montagna..) se lo portò via. Finché puntavo al cielo ed a scoprire i misteri della natura, già attratta dalla più tenera età, della gente, dei bambini come me che giocavano e guardavano cartoni animati, me ne importava ben poco.
Ho sempre sentito di essere qui per uno scopo che solo io posso sentire.

Ma l'amore ha uno strano effetto. Mio padre non fece in tempo ad insegnarmi che non era saggio fare di una persona il proprio centro vitale, ma che era necessario continuare ad essere liberi ed indipendenti. Ma come fai a capirlo quando ami con tutta te stessa una persona? Quando solo la sua presenza ti fa sentire protetta da chi non sa manifestare affetto, gioia, fiducia, avventura, coraggio, resilienza, indipendenza, Amore per la vita.
Come capita ad ogni individuo di trovare un punto di riferimento, così trovai in lui la ragione per mostrargli i miei progressi, i miei sorrisi, le mie abilità nella scrittura, nel gioco, nella fantasia, nello scoprire vasti spazi dentro di sé e che tutto sia straordinariamente meraviglioso e magico.. come la vita, come il legame creatosi fra un padre e una figlia.

L'amore, quindi, ha uno strano effetto. Se il destino aveva deciso che mio padre non avrebbe fatto in tempo ad insegnarmi le sfumature del sentimento, lo avrebbe fatto la vita con le sue esperienze.
Con le sue trame incantevoli. Credo di aver passato la maggior parte della mia adolescenza e qualche anno più avanti a piangere. La maggior parte del tempo a cercare indirettamente qualcuno che mi apprezzasse e mi vedesse speciale come solo mio padre sapeva fare.

Mi viene in mette tutte quelle volte che mi sono guardata allo specchio e dietro quello sguardo profondo, un fuoco che ha sempre desiderato ardere e mordere la vita.

Mi viene ancora in mente le volte che correvo in mezzo alla natura, alla ricerca dei suoi misteri, fingermi capitano o maga dei boschi, niente mi avrebbe fermato. Con sfide difficilissime con mostri e nemici che mi avrebbero stremata ma a fine giornata io sarei riuscita a sconfiggerli tutti, a farli tacere, a domarli e poi a volte a renderli amici.

In fin dei conti non è stato tutto cosi tragico, in qualche modo ho avuto le mie fortune.
La fortuna di incontrare persone che hanno fatto un pezzo di strada insieme a me, mi hanno voluto bene ed io ho voluto bene a loro. Mi hanno lasciato qualcosa su cui rendermi consapevole. Spero di aver ricambiato.

Questa notte mi sono dunque chiesta: Ed ora come vedo il mondo?
Ho riso, ho riso davvero.
Vedo che siamo tutti sullo stesso pianeta Terra (Terra chiama casa, Terra chiama casa!) , la migliore espressione è che siamo tutti sulla stessa barca, ma ciò che ci differenzia è il modo in cui siamo su questa barca.
Qualcuno rimane a godersi il panorama, qualcuno a prendersi l'angolo migliore.. e qualcuno altro ancora a costruire la sua zattera con ciò che trova per buttarsi a mare e trovare terra.

Ed io dove sono in tutto questo?

Sto cominciando a costruire la mia zattera.

Con Amore, ciao barca.








mercoledì 4 novembre 2015

Into the open



I just want to go
But I didn't wanna let go
I just want to go
But I didn't wanna let go

And I find myself
In a fleeting moment
Traveling far and wide
To the great big open

Things are coming into focus
Things are coming into focus
I've got wind in my face and it's getting me on
I've got wind in my face and it's getting me on

All of this time I was searching
Searching for my home
And I discovered
Home is where I am



[ into the open - Heartless bastards ]




lunedì 2 novembre 2015

Vola





Giornata splendida.
Cielo apparentemente pulito.

La mente sguazza in un lago.
Provo a fare due conti.
Poi mi guardo allo specchio.
Sospiro.

Non c'è niente a cui posso aggrapparmi.
Perciò sorrido.
Mi affaccio ancora allo specchio.
Occhi gonfi.
Segno di notte insonne.
Sono me stessa, non rimpiango
almeno,
di trattenere o di fingere.

Alla finestra un passerotto
si appoggia alla ringhiera.
Si guarda attorno.
Poi vola.

E poi,
vola..