Suggeriscono che sia troppo presto per fumare l'aria della libertà ma l'attimo in cui ruoto fra le fronde ed i fiori è come sollevarsi oltre gli specchi Ed i miei baci sono semi di ciliege fanno crescere nuovi orizzonti i tuoi abbracci sono posti che non ho mai visitato
Le ombre hanno raccolto le ultime luci del giorno. è stato acceso per me un fuoco, il rito del buono augurio è appena iniziato. La mia mente abbraccia per alcuni istanti il vuoto e fisso i carboni accesi mentre lo scricchiolio della legna ardente si unisce al frastuono della tribù che grida un canto per me.
In fondo al cerchio dei miei fratelli e delle mie sorelle vi sono altre persone appartenenti ad altre tribù. I più partecipano a questa sorta di festa, per mangiare. Immagino che la loro benedizione sia più per la golosità dei piatti.
Sorrido perchè sono nata con la convizione che in questa terra siamo tutti fratelli e sorelle, anche se da tribù diverse, ognuna ha lo scopo comune di sopravvivere nelle tradizioni.
I miei occhi cadono fra le ciocche bionde che vedo muoversi da in mezzo al cerchio, sono i capelli della mia madre adottiva, a fianco c'è pure il mio padre adottivo. Ripenso alle loro parole "Perchè vuoi partire per quell'inferno? Non ti trovi bene qui con noi?"
Il problema non è stato mai l'essere qui, insieme a tutti loro, mi sono sempre sentita di contribuire per il bene di ogni mio singolo fratello e sorella. Il loro è un amore misto ad un lieve senso di timore. Posso percepirlo tutte le volte che guardano non solo me, ma il colore della mia pelle, dei miei occhi e dei miei capelli. Più scura di loro, mentre nei miei sguardi si specchiano i colori dei fiori di Viola, pianta che nasce e cresce alla sorgente della montagna Ukius, e del blu scuro dell'oceano, mentre i miei capelli hanno strane ciocche bionde e nere come se dalle ombre penetrassero raggi di sole vividi e lucenti.
Credono che io sia il dono degli déi, mandata qui per salvaguardare la loro storia. Ma io so di non essere solo tutto questo. Il mio destino ha dentro sè un progetto ancora più ampio, ho una conoscenza dentro che supera limiti e spazi e quasi sempre il capo tribù, Occhio Di Volpe, mi consulta per risolvere immagini, situazioni passate e future. Spesso non riesce a comprendere cosa il futuro ci riserva e così sono costretta a disegnarlo in pergamene di pietra, custodite dai sacerdoti del Tempio.
So benissimo quale siano le mie origini, so di non essere completamente umana. Troppe volte in sogno mi vedo passeggiare per l'Asteroide 50A0, che solo in un futuro troppo lontano, gli esseri di questo pianeta scopriranno l'esistenza. Lì vi sono i miei fratelli e sorelle di sangue, dallo stesso colore della pelle, con tecnologie avanzate e navi spaziali in grado di viaggiare e di giungere fino alla quinta dimensione. Il nostro popolo si chiama "QWJUSZ" ed il mio rango è un rango di ricercatori di vite parallele ed esterne dal sistema solare "TYTQWS". Tutto questo mi è stato riferito da mia madre, l'unica in grado di dialogare con me perchè il resto degli QWJUSZITI non sono legati a livello comunicativo, non avendomi mai visto e percepito. Non sono mai riuscita a vedere in volto mia madre, agisce come un ombra nei miei sogni; questo perchè, così disse, non sono completamente risvegliata nel cuore delle origini. L'unica cosa che potrebbe seriamente aiutarmi è entrare nella Burning Room.
Non so, se effettivamente io sia pronta, ma ho scelto di varcare la soglia fra me e lo spazio indefinito. Un ombra improvvisa cattura la mia attenzione.
è il fratellino Lucertola d'Oro, che saltella di fronte a me.
Rido per le sue facce buffe e lo stringo al mio cuore.
C'era una volta un vecchio saggio seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di una città del Medio Oriente. Un giovane si avvicinò e gli domandò: "Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?" L'uomo rispose a sua volta con una domanda: "Come erano gli abitanti della città da cui venivi?" "Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là". "Così sono gli abitanti di questa città!", gli rispose il vecchio saggio. Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo e gli pose la stessa domanda: "Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?" L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: "Com'erano gli abitanti della città da cui vieni?". "Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli!". "Anche gli abitanti di questa città sono così!", rispose il vecchio saggio. Un
mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito
le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al
vecchio in tono di rimprovero: "Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone? "Figlio mio", rispose il saggio, "ciascuno porta nel suo cuore ciò che è. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell'altra città,troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, ogni essere umano è portato a vedere negli altri quello che è nel suo cuore.
La Divinità nell’uomo
C’era un tempo in cui gli uomini erano simili agli Dei, ma
abusarono talmente del proprio potere che Brahma, il Dio Supremo, decise
di privarli
della potenza divina nascondendola in un luogo a loro
inaccessibile. Pensò di consultare gli altri Dei per risolvere il problema.
Alcuni degli Dei riuniti a consiglio dissero: ”Nasconderemo la divinità dell’uomo nelle profondità della terra”.
Brahma rispose: “Non è sufficiente, l’uomo scaverà e la troverà”. Gli Dei dissero allora:
”Nasconderemo la divinità dell’uomo negli abissi oceanici”. Brahma rispose ancora:
“Non basta. L’uomo esplorerà le profondità dei mari e riuscirà a riportarla in superficie”. Allora gli dei: “La nasconderemo sulla montagna più alta, quasi al limite del cielo, dove l’uomo non potrà arrivare”. Brahma rispose ancora:
“Non basta. L’uomo scalerà le montagne più alte e se ne impadronirà”.
Allora gli dei conclusero: “Non
sappiamo dove nascondere la divinità dell’uomo, non c’è posto sulla
terra, nel mare o nel cielo che egli non possa raggiungere”. Finalmente Brahma sentì di aver trovato la soluzione al problema e disse: “La nasconderemo profondamente dentro l’uomo stesso, abiterà proprio nel suo cuore:
“La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati,
ma di
essere potenti oltre misura.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.
Ci chiediamo, chi sono io per essere brillante, bellissimo, pieno di
talento e favoloso?
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Sei figlio di dio.
Il tuo giocare in piccolo non serve al mondo.
Non c’è niente di illuminato a sminuire se stessi in modo che altre
persone non si sentano insicure vicino a te.
Siamo tutti nati per brillare come fanno i bambini.
Siamo nati per manifestare la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi, ma in tutti noi.
E mentre lasciamo che la nostra luce risplenda, inconsciamente diamo
agli altri la possibilità di fare altrettanto.
E quando siamo liberati dalle nostre paure,la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.”
citazione tratta dal libro “Ritorno
all’amore” di M.Williamson.
Una strada di passaggio. Linee parallele. Bianche. Interdette. Sabbia sotto le vesti. Nere ombre. Lampi sconnessi. Obliqui paesaggi. Battiti. Palpiti. Respiri.
"Il buddismo zen non è
un tipo di pensiero, e neppure un modo di pensare. Anzi, è lo
stabilizzarsi nel non pensiero, nell’assenza di pensiero articolato,
nello spazio vuoto tra un pensiero e l’altro.
Lo zen inizia quando
ogni parola, anche il termine buddista, vista la sua inadeguatezza viene
meno ed inizia il presente, la vita, il tempo vivente.
La realtà viva non abbisogna di alcuna definizione, è il nostro intelletto il portatore di tale bisogno.
Nell’illuminazione zen
non è di rilevante importanza vedere Budda ma di essere Budda, e che
Budda non è quello che le immagini del tempio ci avevano fatto credere:
perché non c’è più nessuna immagine, e di conseguenza nulla da vedere,
nessuno che vede, e un vuoto nel quale nessuna immagine è concepibile.
Se è lecito pensare di
poter concludere una analisi su quanto più di indefinibile possa
esservi quale è lo zen, si potrebbe dire insieme a Shan Hui che “Il vero
vedere è quando non c’è più nulla da vedere” "
Nota bene: In questo post non mi soffermerò molto sui dettagli, ma su ciò che in generale queste sillabe, queste parole, si concentrano. Non sono un'esperta della meditazione, descrivo solo l'esperienza attuale del percorso intrapreso, grazie alla pratica e alle letture. Potrebbero perciò esserci delle imprecisazioni o necessari approfondimenti della disciplina. Durante la recitazione del Mantra se fatto con regolarità e con totale apertura di noi stessi, si potrà notare un progressivo cambiamento a livello interiore, spirituale e ciò incide persino con la manifestazione della materia. Ma che cosa è un Mantra? E che senso ha recitarlo? In breve è come se stessimo recitando una preghiera, per chi è cattolico cristiano, verrà in mente la preghiera del padre nostro, il rosario ecc. Ciò che conta è la vibrazione, l'intonazione con il quale si andrà a ripetere questa frase. Ho notato girando per il web, che spesso viene considerato come un canto; personalmente preferisco che rimanga un "canto vibrazionale" con e a noi stessi. Nel mentre della recitazione, posso sentire le tonalità di ogni singola sillaba vibrare all'interno non solo della bocca ma anche in tutto l'organismo. Non serve obbligare noi stessi a concentrarsi, inizialmente risulta un po' anomalo e forzato, ma la focalizzazione verrà da sè.
" Om Mani PadMe Hum " Durante la pratica ho scelto di recitare questo tipo di Mantra. Dire che conosco solo questo, sarebbe mentire! è stata una scelta spontanea, se vi sono delle ragioni, quelle le conosce sicuramente il Cuore. Così oltre a sapere che esso rappresenta il Mantra della Compassione, sono andata a cercare il suo significato. Bisogna sapere che la pronuncia è leggermente diversa dal Mantra tibetano a quello sanscrito. Comunque il suo significato letterale è "Om il Gioiello nel Loto Hum" di per sè sembrerebbe esser privo di significato, per questo va seguita una ricerca più approfondita. Nel Buddhismo, esso è chiamato anche "Buddha della compassione" e le sei sillabe: Om, Ma, Ni, Pad, Me, Hum rappresentano il sacro. Esse vengono pronunciate con estrema attenzione perchè necessario concentrarsi sull'essenza del bodhisattva ( "Essere - illuminazione" ) . OM : il suono che diede inizio a tutte le cose, il principio universale. MANI: "Gioiello", l'essenza del Nirvana. PADME: "Loto", l'essenza del Samsara, il mondo fenomenico. HUM: il suono della sapienza che trionfa sull'odio. Il Nirvana perciò va cercato all'interno del Samsara, ovvero nel cuore della nostra quotidianità.
" Questo mantra Tibetano Om Mani Padme Hum è
la forma condensata di tutto il pellegrinaggio interiore. Dice come
cominciare, cosa succederà quando i fiori sbocceranno, quale sarà la tua
ultima esperienza del gioiello interiore. "