sabato 31 dicembre 2016

La porta è sempre QUI.


Una voce
dal profondo
salverà
le membra dei più audaci.

Una voce
dagli abissi
salverà
le membra dei più audaci.


Ho sentito il tuo Nome
fra le mie carni
insinuarsi fra i tenui respiri
sprofondare in inferni latenti
e riemergere in nuova luce
ed in nuova quiete.

Dal degrado,
dalla promiscuità,
di illusioni mascherate.
Sono giunta alla voce,
aggrappandomi ai massi di un precipizio senza fondo.
Speranza e coraggio,
ho guardato in faccia all'oblio,
ai demoni di un Cuore che non molla.


La porta è sempre stata lì.
Per uscire dalla distruzione.
La porta è sempre stata lì.


Per tutti Noi
la porta
è sempre 

Q U I


Autore: Docean Drop

Oltre la morte, tu mi parli


Come il Sole tramonta
così il tuo viso si oscura,
alla nuova notte
soggiace il desio,
e la tua Ombra
si insinua nelle vibrazioni
della tua esistenza.

Sei luce della Notte
Con Giove sorridi,
Saturno si immerge nei tuoi occhi
Marte osserva i tuoi passi

Oltre la morte
tu mi parli
il cielo non è stato mai così lontano

Ricordi di un male penetrante
di una solitudine agghiacciante
separazione e desolazione
Vendita di pensieri
acquisto di tormenti
esasperazione e depressione
brama di annullamento

Oltre la morte
tu mi parli
il cielo non è stato mai così lontano

I tuoi demoni 
sono i miei 
ed ora che tutto sta per perire
la tua Ombra
accoglierò,
il tuo lato nascosto ascolterò.

Un vaso non sempre
 rimarrà colmo.


Autore: Docean Drop

mercoledì 28 dicembre 2016

Cosa faresti


Se al di là del fiume, tu
vedessi sorgere il paradiso,
Cosa faresti?
Cercheresti il modo per raggiungerlo?

Cercheresti di giungere la sponda opposta a nuoto,
anche se non sai nuotare?
Cercheresti di costruire una zattera,
anche se non hai tronchi intorno a te?

Se al di là del fiume, tu
vedessi sorgere il paradiso,
ed accanto hai un compagno,
del quale solo lui sa come arrivarci.
Cosa faresti? Non chiederesti con insistenza di rivelarti il Segreto?

E se il tuo compagno,
non fa altro che star seduto,
immobile ed in silenzio, perchè tale è il Segreto.
Cosa faresti?

Autore: Docean Drop

sabato 24 dicembre 2016

Accolgo la tua Venuta


Ovunque
la tua presenza
si insinua nei palpiti
nelle palpebre
nei passi

Ovunque
la tua essenza
si espande nel sangue
nelle gesta
nei silenzi

Ovunque
tu non sei più Tu

Ovunque
sei Qui
dentro le membra
dentro lo Spirito
dentro ad ogni respiro

Ovunque
ed Oltre
timore non ho
ti stringo con Amore

Abbi pietà della rabbia
che non so trattenere 
delle grida che non so mantenere,
voglia di non arrendersi
voglia di non sottomettersi alle ingiustizie
Guidami, con la tua Forza sorreggimi,
con Discernimento disciplinami,
fa di me la tua Sposa.
Tua Figlia, tua Sorella,
Unico Spirito, Unico Santo.

Ovunque, Signore in Te confido, apri le acque del Cuore.
 Giungi come tsunami 
 Giungi come tornado
 Giungi come tempesta
Inondami della tua Venuta.





Autore: Docean Drop

mercoledì 21 dicembre 2016

Angeli Perduti_2° [Racconti]

ANGELI PERDUTI

episodio 2

*°*


INTRO: Angeli Perduti è una raccolta di storie vero simili, un volume di storie di vita che si mescolano, si perdono e poi si ritrovano, dando al tempo stesso risposte ai nostri cuori. Il lettore si sentirà presente in ogni storia, perchè non c'è nulla di nuovo o di inventato che non possa rispecchiare la vita quotidiana di ciascuno di noi. 





AUTORE: Docean Drop

~


Entrai in un negozio di nicchia per cercare qualcosa di nuovo da mettermi. Nuovi jeans, nuove maglie, nuove scarpe. 
Qualcosa che avesse a che fare con le ultime tendenze, anche se sapevano piuttosto di stile da effeminato, e dunque se potevo, evitavo comprando abiti in stile rock.
Vidi una cassiera niente male, brunetta con due belle gambe lunghe, cercai subito di agganciarla.
Lei mi guardò con sorpresa come se mi avesse riconosciuto, ma io feci finta di niente e le chiesi se poteva darmi una mano.
"Ciao, ma certo, come stai?" chiese lei incuriosita.
"Bene e te?" restai al gioco.
"Bene, lavori ancora al Bar Notturna?"
"Certo, sempre lì a fare drink e bombe da paura!" risposi ammicandole.
Lei sorrise con un rossetto color porpora sulle labbra, sembrava l'innocente malizia di tutti i tempi.
"Uh-uhm" annuì a sua volta "che belle serate, mi piacerebbe ancora passarle insieme.."
Non avevo idea di chi fosse, ma se si chiamava Patrizia o Morgana non avrebbe avuto alcuna importanza, se me l'ero fatta ero stato proprio bravo.
"Come mai non hai più risposto al telefono?"
domanda che mi distrusse tutte le fantasie più sfrenate.
"Mi avevi richiamato?" feci il finto tonto con aria sorpresa.
"Certo!" disse lei con una leggera nota di disappunto.
"Devo aver avuto problemi con la rubrica del telefono" nel frattempo mi guardai intorno "infatti non sono poche le volte che mi trovo costretto a cambiarlo, spesso li perdo ed altre fanno una brutta fine.." sorrisi facendo spallette e cominciando a prendere in mano qualche felpa.
Lei continuò a fissarmi in viso, e senza insistere ulteriormente mi mostrò la nuova collezione. Feci una bella spesa, e poco prima di farmi consegnare lo scontrino le chiesi di passare al bar in quelle sere, inventandole che mi era dispiaciuto non averla rivista - chiunque lei sia stata - la ragazza annuì e le scappò un sorrissetto compiaciuto.
Le ricambiai il sorriso fissando quei suoi occhi verdi color bottiglia, ma niente di più. 
Ciò che cercavo era la caccia, lo sfogo degli istinti primari, quello che non avevo mai fatto fino ad allora. Mi capitava di scappare di seguito dalle situazioni in cui qualcuna delle mie prede - o cucciolette, per non sentirmi maggiormente in colpa della stronzaggine che propagavo da tutti i pori -, pretendeva di rivedermi con l'aspettativa di far nascere un rapporto; fatto di abitudini e poi chissà. 
Che stupidaggini.. Ragazze che non mi conoscevano affatto, interessate solo del mio modo di apparire. Era tutta una farsa la mia quotidianità. Dentro ero morto e sepolto, dopo Fabiola il terrore di continuare quella vita per bene, razionale, precisa mi stava ormai uccidendo. 
Dovevo sopravvivere, no? 
Accettare che tutto era finito, giusto?
Ma come era possibile? Sopravvivere sì, ma non si può vivere sui passi di chi hai amato.
Eppure forse non l'ho amata abbastanza..non come lei amava me.
Un nodo allo stomaco, mi fece perdere per un attimo coscienza. Mi appoggiai al muro di un palazzo, mentre con la spesa fra le mani, tornavo alla macchina. Cercai di prender fiato. 
Non c'è più ossigeno.
Stai calmo Giulio, è il tormento che ti porterai per tutta la vita, goditela e basta così come è, senza futuro. Dissi a me stesso.
Cercai fra le tasche di nuovo un'altra sigaretta, inghiottivo in gola tutta la nicotina che potevo, quel sapore amaro si espandeva in ogni atomo dell'esistenza. è l'unico modo per scacciare questi demoni..anche se, non ne ero affatto convinto.

°*°*°*


"Carolina! Sali!" afferma una voce maschile da un'auto scura, a lungo del marciapiede del condominio.

A lato del passeggero scende Clara che di tutta fretta aiuta l'amica a mettere il troller nel baule.
"E questa macchina?" chiede Carolina.
"Ssshh entra e stai buona!" risponde Clara abbozzando un sorriso.
L'autista, un ragazzo alto e con la testa rapata, mette in moto la macchina.
"Alexander, ciao!" afferma Carolina toccando la spalla del ragazzo.
Alexander Francisco Losdia, il fratello maggiore di Clara, toglie la mano dal volante per stringere brevemente quella di Carolina.
"Carissima, come potevo mancare a questo tuo evento!" risponde sdrammatizzando. 
"Non so proprio come ringraziarvi per tutto quello che state facendo per me.."
"Di certo dovevo sdebitarmi! Se io e la mia ragazza stiamo ancora insieme lo dobbiamo solo a te!"
"Certo vi siete traditi entrambi, come poteva non andare diversamente.." aggiunge Clara con una nota maliziosa.
"Ma stai zitta te, pensa a trovarti i soldi per chiuderti in seminario!" ribatte Alexander sorridendo e pizzicando gentilmente il volto della sorella.
Carolina rivolge lo sguardo ai finestrini con la paura di esser seguita.
Il cuore le sobbalza in gola, la mente, a tratti vuota, scaccia ogni pensiero brutale su quello che può essere se suo padre l'avrebbe scoperta. Sottovoce chiede a Dio di proteggere sè e sua madre da ogni pericolo di quella sera.
Deve andare tutto bene, andrà bene.. se Dio vorrà. 

"Che cosa ti ha detto tua madre?" chiede Clara fissando lo sguardo sull'asfalto.
Carolina stringe a sè il piccolo crocifisso benedetto che sua madre le regalò mesi fa fuori dalla diocesi di El Banco.
"Mi ha salutato.." risponde tristemente la giovane, non volendo aggiungere altro.
In auto il silenzio piomba d'improvviso, allo stesso modo con il quale Alexander guida l'auto cercando di evitare il più possibile le strade trafficate di Baranquilla.
Dopo le 20:30 la città si nutre della malavita che sembra uscire da sottoterra, come demoni insieme alle ombre. Eppure per tanti anni quella è sempre stata la città di Carolina, dove la prostituzione, il traffico di droga, la povertà e la violenza, hanno segnato gli angoli dei quartieri e dei centri urbani. 
Fin dall'infanzia i genitori insegnano ai piccoli dove andare, ma specialmente quando andare, anche se ogni famiglia di Baranquilla in un modo o nell'altro rimaneva scottata da qualche brutta esperienza.
Era impossibile sfuggire alle leggi tacite di Baranquilla,i vizi erano considerati come tappe di vita vissuta, questo spesso era il più grande inganno fra tutti: credere che le ferite possano rendere più forti ed un giorno realizzare l'illusione di uscire fuori da quell'inferno.
Era più semplice sapere cosa non fare per non cadere vittima ed allo stesso tempo carnefice di quel degrado, piuttosto di come fare per uscirne. 

Le ragazze di Baranquilla che avevano deciso con fermezza e coraggio di non cercare il benessere e la spensieratezza nel degrado, erano spesso costrette a subire angherie persino dai vicini di casa, e strano a dirsi, ma rischiavano più di altre di esser vittime di stupro. Tuttavia chi nasceva in una famiglia in cui almeno un componente era religioso, aveva l'opportunità di attaccarsi con fede piena al credo esercitato. 
Un'ottima disciplina che avrebbe permesso se non la salvezza del corpo, almeno quella dell'anima.
Ed è così che Carolina stringe con fede il crocifisso mentre Clara in cuor suo continua a pregare per tutti loro.
Persino il fratello Alexander, invoca nel suo cuore la presenza dello Spirito Santo, affinchè possano accompagnare la loro sorella spirituale verso una salvezza più concreta.

°*°*°*

L'inverno era alle porte e prima di rientrare in casa dopo esser passato dal tabaccaio -tappa fissa se non quotidiana, almeno ogni due giorni - un ragazzo nigeriano ma dal sorriso smagliante si soffermò a parlare con me. Parlava un correttissimo italiano mentre era al telefono ed io con imbarazzo immaginavo che volesse i soliti quattro spiccioli attaccando bottone.
"Ciao!" mi disse avvicinandosi e chiudendo la chiamata. Notai il suo zaino in spalla, aperto con tanti articoli dentro.
Gli feci un cenno con il capo, cercando immediatamente le chiavi del condominio.
"Sei di fretta?" mi chiese ancora.
"Ah-ah.." risposi tanto per farlo contento.
"Come ti capisco, non c'è più tempo quasi per far nulla, nemmeno per prendersi un caffè"
"è così che dici a tutti quanti?" rincalzai io senza guardarlo in faccia e trovando finalmente la chiave.
Lui fece una breve risata,ed a quel punto lo guardai e non so per quale motivo, vedendo quel sorriso divertito venne da sorridere anche a me.
"Sei simpatico, anche se molto triste!" rispose immergendo la sua mano dentro lo zaino nello stesso istante in cui io aprii il portone.
"Ti prego di prendere questo regalo!" aggiunse lui porgendomi un taccuino color verde scuro sigillato in una busta trasparente.
"Ah no grazie, non ho il tempo nemmeno per aprire i libri, figuriamoci avere un taccuino in casa a prender la polvere! E poi non ho soldi!"
"Ma io non voglio nulla, amico!" insistette lui allungando il braccio "voglio solo regalarti un taccuino! E se prenderà la polvere pazienza, ma almeno sarà lì a farti compagnia!" finì il discorso con un sorriso, un sorriso sempre compiaciuto.Sorrisi di nuovo anche io, trovai la situazione di una insensatezza unica e tanto per farlo contento glielo presi dalle mani, lo guardai per un istante, e me lo misi sottobraccio come se fosse stato ingombrante persino tenerlo in mano.
Il giovane nigeriano si mise a ridere di gusto e scuotendo la testa se ne andò salutandomi con un cenno della mano.
Continuai a sorridere anche io e dopo aver chiuso il portone dissi sottovoce:
"Il mondo è pieno di matti, non ho nemmeno un caminetto per accenderlo con tutta sta carta in mano!" Mi misi a salire le scale togliendo l'involucro trasparente dal taccuino, al tatto mi accorsi che la fodera era in similpelle con un elastico dello stesso colore a farne da chiusura. Internamente le pagine erano sfumate in color giallo ocra, avevano la consistenza e la ruvidezza della carta riciclata.
Ne respirai l'odore perchè mi era sempre piaciuto.
Una volta entrato in casa, accesi la luce per guardarlo meglio.
Da una parte mi sentivo incuriosito dall'altra mi veniva una certa ansia.
Ogni volta che vedevo della carta bianca, mi sentivo male pensando a Fabiola, che della carta e della tela ne aveva fatto la sua vita. Ma in quel momento sentii che Fabiola non c'entrava nulla con quel taccuino strampalato fra le mie mani.
Perciò lo misi sopra il tavolo e me ne andai in doccia con le parole di una nota canzone dei Guns'n'Roses

Talk to me softly
there is something in your eyes
don't hang your head in sorrow
and please don't cry
I know how you feel inside ya
I've been there before
somethin' is changin' inside you
and don't you know

°*°*°

AUTORE: Docean Drop

sabato 17 dicembre 2016

Come un Prodigio _ Dal Salmo 139




Signore tu mi scruti e conosci
Sai quando seggo e quando mi alzo.
Riesci a vedere i miei pensieri
Sai quando io cammino e quando riposo
Ti sono note tutte le mie vie 
La mia parola non è ancora sulla lingua
E tu, Signore, già la conosci tutta

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo


Di fronte e alle spalle tu mi circondi
Poni su me la tua mano
La tua saggezza, stupenda per me
E’ troppo alta e io non la comprendo
Che sia in cielo o agli inferi ci sei
Non si può mai fuggire dalla tua presenza

Ovunque la tua mano guiderà la mia

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo


E nel segreto tu mi hai formato
Mi hai intessuto dalla terra
Neanche le ossa ti eran nascoste
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
I miei giorni erano fissati
Quando ancora non ne esisteva uno

E tutto quanto era scritto nel tuo libro

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo, per questo ti lodo.


Canto di Debora Vezzani, "Come un Prodigio"

domenica 11 dicembre 2016

Gesù e la Samaritana



Sono qui,
conosco il tuo cuore.. con acqua viva ti disseterò.


Sono io,
oggi cerco te,
cuore a cuore ti parlerò.


Nessun male più ti colpirà,
il tuo Dio non dovrai temere.


Se la mia legge in te scriverò,
al mio Cuore ti fidanzerò

e mi adorerai,
in Spirito e Verità.


martedì 6 dicembre 2016

Angeli Perduti_ 1° [Racconti]

ANGELI PERDUTI

episodio 1

*°*


Intro: Angeli Perduti è una raccolta di storie vero simili, un volume di storie di vita che si mescolano, si perdono e poi si ritrovano, dando al tempo stesso risposte ai nostri cuori. Il lettore si sentirà presente in ogni storia, perchè non c'è nulla di nuovo o di inventato che non possa rispecchiare la vita quotidiana di ciascuno di noi. 

Trama dei Personaggi


~

episodio 1



I raggi del sole penetravano gli spazi vuoti della serranda, mi alzai per aprirla ma di fronte non vidi il balcone, ma un'altra stanza. Spaziosa e colma di pennelli sparsi sul pavimento, in fondo vi era lei girata di spalle impegnata come sempre a rappresentare ambienti impressi nella sua memoria. Sorridevo perchè lei era lì, con i suoi biondi capelli a coprirle la schiena, con indosso uno dei suoi abiti lunghi, questa volta verde.
Mi avvicinai colmo di gioia, chiedendole che cosa stesse disegnando, le presi una ciocca fra le dita.
Il suo viso era rigato dalle lacrime e con aria sofferente mi guardò negli occhi. Rimasi perplesso e senza ricevere risposta lei ritornò con il pennello alla tela.
Il dipinto era a tinte scure, tendenzialmente al grigio e rappresentava una grande Ombra nera, quasi surreale, la stanza stessa si immerse nel dipinto, cercai di uscirne, ero spaventato da quella forma che tutto inghiottì.

Mi svegliai di soprassalto, sentii la bocca impastata ed avevo la vista ofuscata. Allungai il braccio verso il comodino in cerca di una bottiglia d'acqua.
"Fanculo.." dissi a me stesso.
Di fianco un corpo emise strani mugolii.
La sera prima dovevo aver rimorchiata qualcuna che aveva avuto la stessa idea di divertirsi, ma cosa voleva dire divertirsi?
"Che domande del cazzo.." continuai a dire incurante d'esser ascoltato.
In penombra cercai i boxer, ma non trovandoli me ne andai in bagno come mamma mi aveva fatto. Mi guardai di sfuggita allo specchio, la solita barba incolta ma che faceva tanto figo, cercai gli occhiali ed aprii l'anta della specchiera in cerca di qualche antidolorifico per la testa. 
"Ci sarebbe bisogno di un'altra canna per dimenticare questa merda.." questa volta pensai in silenzio.
In quel momento sentii la suoneria del mio smartphone, andai a vedere ed era mia madre.
Ma che giorno è oggi? Cazzo, è venerdì.
E come ogni venerdì mia madre viene a casa a controllare se sono vivo ed in che condizioni è questa tana.

Smossi la donna sul letto, scuotendola per una gamba e mentre questa mugolava ancora come una gatta risposi a mia madre:
"Che c'è?" le chiesi subito.
"No, dico Giulio, sono le 11:30 del mattino..a che ora devo chiamare per sapere se sei fra i vivi o fra i morti?" rispose lei turbata.
"Che c'è?" chiesi di nuovo.
"Stai bene? Vengo a fare le pulizie dopo pranzo, ti devo portare la spesa?"
"Non sono mica un disabile! Me la cavo da solo!"
"Alle 15:30 sono lì, non voglio vedere femmine in giro!" rispose lei chiudendo quasi subito la chiamata.
Buttai lo smartphone sulle lenzuola.
"Su ciccetta, svegliati!" rincalzai alla donna che non voleva dare segni più concreti di vita.

Alle 13:00 in punto ero fuori dal mio appartamento, in cerca delle mie sigarette fra le tasche. Avevo bisogno di togliere quel maledetto mal di testa, ed in quei casi solo una passeggiata lungo lago mi avrebbe salvato da qualche pippone mentale che avrebbe di sicuro solo peggiorato le cose.
Eh sì, perchè peggio di così..
Era uno di quei giorni in cui l'essere incazzato faceva ormai parte della mia esistenza. Incazzato ed impaziente persino con il tabaccaio impegnato ad accontentare una vecchietta nella scelta di pacchi e pacchetti per le nipoti.
Un amico mi aveva consigliato di iscrivermi ad un corso di kick boxing, 
una cazzata tira l'altra, che mi può cambiare?
Il problema era che dopo il lavoro non avevo voglia di fare alcunchè, figuriamoci di dare pugni ad un sacco o ad un altro che aveva solo voglia di spaccare qualche culo.
Il fumo era diventato il mio compagno quotidiano, spesso associavo il tutto a qualche tocco di Marijuana, e la giornata scorreva senza troppi impicci per la testa, mi sentivo brevemente leggero in tutta quella pesantezza che mi portavo addosso; non vedevo altre vie di salvezza.
Dopo la morte di Fabiola, il solo pensiero del perchè e del per come mi stava conducendo al baratro, non riuscivo proprio a capire e la rabbia prese spazio fra le ossa.
Solo questo potevo ammettere a me stesso.

Durante il lavoro ero ammirato da tutti, troppi complimenti per mischiare ingredienti alcolici con qualche piroetta forense, a mio parere nessuno avrebbe mai compreso cosa si celava dietro quel mio sguardo ruffiano ed accattivante, specialmente con qualche ragazza che non vedeva l'ora di essere scrutata a dovere sotto le vesti. Altro che alcolici, qua si trattava di dimenticare l'inferno che avevo dentro, la mia incapacità di accettare che Fabiola non c'era più e non c'era più perchè io ero stato un vigliacco, un debole, dietro alla ragione nascondevo la mia paura di divenire un giorno padre e di scegliere se mettere da parte viaggi ed amici per starmene a casa con compagna e pargolo.
Che pezzo di merda.. D'altronde lo leggevo negli occhi dei genitori di Fabiola, che al suo funerale non mi degnarono nemmeno di uno sguardo, giustamente eh! Chissà Fabiola se aveva detto qualche parola con suo padre sulle nostre crisi, anzi sulle mie crisi..perchè Fabiola era coraggiosa, Fabiola desiderava con tutta se stessa di vivere con me, nonostante fossi un..

"Signore, è suo quel cane?" d'improvviso una voce infantile intervenì fra le compulsioni mentali.
Un cane nero di taglia media a due metri da me, stava rosicchiando un pelouche bianco.
"No" le risposi quasi scocciato.
"Mi può aiutare a riprenderlo? è di mia sorella, lo ha perso qualche giorno fa.." rispose lei timidamente ma guardandomi negli occhi.
Sbuffai buttando a terra la cicca, osservai il cane che non mi sembrava affatto intento a lasciare la preda. Mi avvicinai comunque senza pensarci troppo e non appena allungai la mano, esso mi ringhiò nervoso.
Gli diedi perciò un calcio e questo cadendo a terra si attaccò al piede, la bambina cominciò ad urlare ed io a quel punto diedi un pugno ed un altro calcio al cane, con tutta la rabbia che avevo, e solo a quel punto la bestiola emise un guaito e se ne andò correndo nella direzione opposta.
"Ok a posto.." dissi prendendo il pelouche sbavato e macchiato di fango.
"Che schifo!" gridò la bambina con disgusto
"ma lei è un mostro!"
Lo strappò dalle mie mani e prese a correre spaventata.

Rimasi apparentemente sorpreso, ma in realtà sapevo che lo ero; sì, un mostro. Ma non avevo modo di sapere altro di me stesso, non sapevo come fare per riporre rimedio a questo inferno, potevo solo che continuare a scivolare e scivolare, finchè dio non avesse avuto l'intenzione di farla finita anche con me. Avrebbe di certo fatto la cosa migliore, perchè con Fabiola invece si era sbagliato.

*°*°*°*


"Mamma, sei ancora in linea?" chiese Carolina Maria Gonzales mentre stringeva fra le mani la cornetta del telefono.
"Sì.." rispose singhiozzando la voce "Tuo padre sta uscendo, fai presto!"
"Sto arrivando!" ma l'affermazione di Carolina non raggiunse la cornetta di sua madre che interruppe immediatamente la chiamata.
La ragazza ripose il telefono al suo posto, fece un lungo sospiro e tornò al laboratorio salutando come se niente fosse le sue colleghe tranne una: Clara Lupa Losdia, amica d'infanzia.
Clara le si accostò sussurando: 
"Allora sei pronta? Sei sicura di farcela?"
"Devo farcela, non ho altra scelta, se rimango qui sarà la fine anche per me.."
"Carolina.."
"E non appena sarò in Italia, non appena avrò accumulato qualche soldo, farò venire lì anche mia madre!" disse con irruenza la ragazza.
"Se tuo padre non l'ammazza prima..." aggiunse con sgomento l'amica.
In Colombia non si conoscono i mezzi termini, specialmente se la vita vale quanto la classe sociale che si occupa; questo le due giovani lo sanno bene, sulle loro pelli non hanno altro che scritto le regole per la sopravvivenza.
"Buona fortuna Carolina, che Dio ti protegga, sarai sempre nelle mie preghiere!" disse Clara abbracciando l'amica.
Tornando a casa dal lavoro, la ragazza sale subito le scale del condominio e trafugando le chiavi di casa con mano tremolante, capisce quanto la situazione la stia mettendo con le spalle al muro, i suoi occhi si fanno lucidi, ma nel suo cuore sa che ancora non è il momento di lasciarsi andare nel pianto, semplicemente perchè non può farlo.
Ha paura di non riuscire a salutare sua madre se si presentasse già con le lacrime agli occhi; prende perciò altri lunghi sospiri e non appena si presenta davanti al portone, sua madre è lì che lo apre di tutta fretta facendo entrare sua figlia, avvolte entrambe in un silenzio sommenso, colmo di timore ed allo stesso tempo di speranza.

Lo zaino ed il troller sono pronti di fronte al salotto mentre sua madre le porge un sacchetto.
"Questi sono i soldi con i quali i tuoi zii paterni volevano far studiare tua sorella.."
"Oh mamma, non farlo, ti prego, tienili per te.. non si sa mai quello che.."
"No Carolina, servono più a te che a me in questo momento, sei tu che hai bisogno, ti prego, non perderli"
Le due donne si abbracciarono a lungo, entrambi così forti e così fragili dentro, nessuna lacrima poteva scorrere da quegli occhi neri.
"Mi raccomando, questa sera prima di partire, chiamami alle 23:00, io sarò qui vicino al telefono."
"Sì, mamma.."
La ragazza indossa lo zaino e prende il troller fra le mani.
"E non solo al telefono, anche alla tua vita.." continua sua madre dicendo mentre le accarezza il viso.
Entrambe si stringono in ultimo abbraccio che sembra durare per l'eternità. Carolina respira a pieni polmoni l'odore di sua madre, stringendo fra le dita la sua vestaglia.
"Se le cose si mettono male, scappa mamma, promettimelo"
"Non ti preoccupare ora, vai, sbrigati!" incita sua madre togliendosi dall'abbraccio ed accompagnando Carolina alla porta, la quale per un ultima volta si volta a guardare il viso di sua madre, che coperto dalle rughe e da quei lividi non ancora guariti, non hanno cancellato la sua bellezza.

°*°*°*




Autore: Docean Drop

Angeli Perduti_ [Racconti]


ANGELI PERDUTI

*°*



Angeli Perduti è una raccolta di storie vero simili, un volume di storie di vita che si mescolano, si perdono e poi si ritrovano, dando al tempo stesso risposte ai nostri cuori. Il lettore si sentirà presente in ogni storia, perchè non c'è nulla di nuovo o di inventato che non possa rispecchiare la vita quotidiana di ciascuno di noi. 


~

Giulio Rodari è un uomo di 29 anni, brillante carriera presso un noto studio commercialista della città di Perugia. Nella sua vita tutto sembra perfetto, non gli manca di certo il denaro per concedersi viaggi e cene fuori via, ha tempo per lo sport, per gli amici eppure la vita sentimentale con una ragazza di 22 anni lo lascia ogni giorno con un inquietudine dentro. Fabiola Tarsi, la sua fidanzata, è una ragazza che chiede sempre risposte certe al suo amore, sembra non avere quiete nel suo cuore, cerca lavoro ma ama perdersi nell'arte e così dipinge in ogni momento della sua giornata, come se avesse il timore che qualcosa le potesse sfuggire di mano. Il dono della gravidanza è vissuta in un primo momento con gioia dalla ragazza per poi perdersi nei dubbi e nelle paure condivise con Giulio. Dal dono al tormento e questo tormento si conclude con la crisi del loro rapporto fino alla conclusione della vita di lei in un incidente d'auto, in cui Giulio non può fare a meno di viverlo in senso di colpa, incapace di accettare altro dalla sorte avuta.
Dopo due anni dalla disgrazia Giulio Rodari è un uomo completamente diverso, lavora in un bar notturno come barman e si dedica ai piaceri - se non vizi - della vita, quando può raccimola denaro in più grazie allo spaccio di cocaina.

Carolina Maria Gonzales è una 25enne fuggita dai quartieri caotici colombiani, vive i primi due anni a Roma, cercando di imparare bene la lingua e costruendosi nuove amicizie. Se pur incantevole l'ambiente in cui vive, sceglie in pochi giorni di trasferirsi in Umbria, a casa dei cugini dove viene a sapere che essi gestiscono un bar ed hanno bisogno di qualcuno che stia alla cassa. Spesso la ragazza soffre di forti emicranie e tende ad isolarsi a causa dei malori. Convinta di avere questa sorta di "handicap", si fa prescrivere semplici antidolorifici e brevi cure bimestrali. Conosce il barman Giulio Rodari, e da una prima antipatia reciproca, scopre di nutrire un senso di protezione nei suoi confronti.

Alessandro Chiostro è il marito perfetto che tutte le moglie vorrebbero: 40enne, ottimo ascoltatore, dolce e passionale, sempre presente per la famiglia, sempre pieno di energie. Ma dietro a questo quadretto perfetto, nasconde l'impulso della trasgressione e dopo il lavoro si chiude in macchina guardando video porno e masturbandosi. Il senso di colpa inizialmente è giustificato per quel poco che gli sembra di vivere e così, senza rendersene conto, in breve tempo frequenterà donne ed uomini di nascosto. Crederà di innamorarsi di Carolina Maria Gonzales, incapace di conquistarla e di averla come donna.

Francesca Rodari, cugina di Giulio, ha appena compiuto 18 anni ed il suo primo desiderio è dimenticare la storia avuta con il suo ex fidanzato che l'ha tradita dopo aver passato un'adolescenza sempre insieme.
Si iscrive alla facoltà di Scienze della Comunicazione di Perugia, smette di frequentare le sue solite amicizie che gli ricordano solo gli infiniti momenti passati con l'ex. Si iscrive persino a due nuovi corsi in palestra: Zumba e Pilates. Vuole apparire forte, bella, determinata. Senza proferir parola, scopre nel suo smartphone app per chattare e fare nuovi incontri. è qui che conosce Alessandro Chiostro, e dopo una notte passata insieme lo vorrebbe sempre accanto a sè, persino nelle avventure trasgressive di questo ultimo. Si sente la sua lolita e non vede altro che lui, come guida.

Autore: Docean Drop

lunedì 5 dicembre 2016

Rendersi DISPOnibili a Tutti: un bene o un male?



Una cosa che di certo ho imparato è che il rendersi particolarmente disponibili a tutti, non è un bene, ma nemmeno un male. Prima di donarsi, si osserva, si è presenti a se stessi, è questo che è necessario fare per comprendere noi e l'altro. 
Quando ci mostriamo disponibili a priori, non sappiamo chi abbiamo davanti, non sappiamo che storia si porta dietro e quale demone aleggia nel suo spirito; perciò è come cedersi al diavolo senza osservare come egli agisce nella vita umana. è come allargare le braccia e cogliere sia i frutti buoni che quelli amari, rovinati, sapendo che poi li daremo ai nostri figli per merenda.

Non si chiede al Giudizio ed al Pregiudizio di farsi strada nel nostro cuore e di creare in noi muri su muri, ma semplicemente di osservare: di osservare a lavoro con i colleghi, di osservare a scuola con i compagni, gli insegnanti, di osservare in famiglia, con gli amici.
La disponibilità viene strada facendo, quando inoltre smettiamo di dire quello è bravo e quello altro invece è superbo, ed osservando, sentiamo la spinta profonda ad offrire il nostro essere qui ed ora, in presenza dell'altro.

Che cosa vuol dire "Essere disponibile"?
è uso comune dire "Sono disponibile" per intendere quel senso di libertà da impegni (relazionali o di vita quotidiana). O ancora per indicare una certa predisposizione all'apertura verso i bisogni di chi ti sta attorno: è necessario tutto questo farlo, senza un minimo di consapevolezza, senza osservare cosa o chi abbiamo di fronte?

Prima di renderci disponibili a lavoro, a scuola, a casa, agli amici, bisognerebbe osservare quanto siamo disponibili a noi stessi. Quanto siamo aperti con noi stessi? Siamo un fiume in cui l'acqua sgorga senza intoppi oppure abbiamo la secca a causa di un blocco? Chi ha fermato l'acqua viva del nostro essere?

La vita è fatta di domande, tante domande, ma nessuno che voglia ascoltarne poi il Silenzio. Perchè dal Silenzio che si trae ciò di cui abbiamo bisogno.
Rendersi disponibili senza osservare i nostri blocchi, le nostre ombre, è come volersi vendere, un volersi non occupare di se stessi per poi prendercela con il mondo intero se non veniamo compresi e accettati.

Ma è necessario tutto questo? è necessario a chi, all'idea che hai di te?

Gesù disse di non donare perle ai porci, questo ci dovrebbe inoltre far comprendere che quanto più noi abbiamo di prezioso, -la vita stessa con i suoi insegnamenti- , tanto meno va resa disponibile a chi non sa cogliere ciò che è in cielo così in terra.
Per fare attenzione, abbiamo bisogno di osservare, di lasciar aperti i canali all'ascolto, non all'agire immediato. 
Infatti spesso ci chiediamo come mai, dopo l'esserci tanto resi disponibili ad una persona che aveva bisogno di aiuto, questa continui a fare i soliti sbagli, sbagli interiori e sbagli esteriori. Nonostante tutto il nostro tempo speso per essa, lei se ne va in giro dimenticando, non ascoltando più nulla di ciò che le hai trasmesso nel momento del bisogno.

Come mai succede ciò?
Ma la domanda è errata: 
Come mai ti addolora il non veder cambiare i gesti delle persone che vai aiutando? 
Come mai il tuo renderti disponibile non ha avuto frutti? 
Perchè tanto è stato il tuo fare, che consumandoti non ti ha dato quello che volevi?

E come detto, la vita è fatta da tante domande, ma solo il Silenzio è l'insieme delle risposte che vai cercando. Potrai leggere tutti i libri ed interrogare tutti i più grandi maestri presenti nel pianeta Terra, ma nessuno sarà in grado di penetrare il tuo cuore come l'esperienza del Silenzio.
Quanto tempo, quanto impegno dedichi al Silenzio, al Vuoto?
Quanto sei disponibile a te stesso?


Autore: Docean Drop