lunedì 15 maggio 2017

I cieli dell'amato e dell'amata _[Poesie Sacre]


Ho pregato il Signore
nella pienezza della solitudine
nessuno conosce il mio cuore
come il divino che sa
persino delle vergogne.
La notte lui siede accanto
mentre piango
un compagno ed amico fedele
è lo sposo delle mie sconfitte
mi prende i pezzi sparsi
e ricompone la mia anima.
La madre divina
mi culla in grembo
e sfiora di pace le mie membra.
Chi ha cura del mio cuore
più di essa?
Io non merito tutte queste attenzioni,
spesso credo che la vita qui, non abbia
per me funzione di gioia ed abbondanza d'amore.
Ma il divino con la sua sposa,
mi chiamano per nome,
mi cercano nei luoghi più bui
delle sofferenze bagnate di insicurezze
e quando mi trovano, come genitori amorevoli
porgono il loro mantello e mi conducono a casa.
Dove sarei ora se loro non sorvegliassero
tutto il mio animo?
Gli inferni nella testa sono per me
scandalo ed orrore, rabbia e depressione,
ma ho invocato il nome del Signore
e Lui prontamente ha tolto
la pietra dal mio sepolcro.
Chi sacrifica se stesso per amore
più del mio sposo?
Che altra prova posso chiedere
ai miei genitori e fratello, e sorella,
divini?
Cosa posso io dare al mio sposo?
Ed alla madre divina come non posso
seguire i suoi passi, nonostante
la mia debole natura?




Autore: Docean Drop

martedì 9 maggio 2017

Chi spera




Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia! Costruisce il futuro, non lo attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l'aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce!

Don Tonino Bello


lunedì 1 maggio 2017

La tristezza di Peter Pan



Peter piangeva lacrime amare.
Seduto su un grigio scoglio stava a gambe incrociate ed i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Il suo sguardo osservava la bianca schiuma delle onde incastonata fra gli spazi vuoti degli scogli.
Ascoltava il canto del mare agitato.
Dentro di sè non vi era nemmeno un piccolo buco per le inquietudini, aveva compreso già da diverso tempo che tutto sarebbe stato diverso, non avrebbe potuto imporre al tempo di fermarsi, o agli eventi di non manifestarsi; questo perchè il tutto avveniva in primis in se stesso.
Erano successe tante cose in così pochi anni, quattro per l'esattezza. Si era vivamente innamorato, le avventure con gli amici erano sempre più intense anche se più rade. Ma giunse un momento, sempre più lento e penetrabile che gli fece sorgere nel cuore tante domande. Domande che prima non si era mai posto, o ne fuggiva, semplicemente per il fatto di non essersi mai ritrovato a navigarci in mezzo.
Per qualche mezzo secondo gli venne in mente proprio l'immagine di Capitan Uncino che scrutava l'orizzonte, al di là dell'oceano.
Di seguito gli fece capolino il sorriso della sua più cara amica Trilli, anche lei da qualche tempo si era innamorata di un elfo, e sembrava esser proprio una questione seria! Lei e Peter, amici inseparabili, eppure piano piano le cose stavano proprio cambiando.. ma quale piano, direi proprio alla velocità di una stella cadente!
Erano giorni che sentiva quel prurito dentro gli occhi, sulle spalle, ed in gola, ed ora che le lacrime gli scendevano come cascate in piena, smise di sentire il bisogno di grattarsi.
Si era sentito dire molte cose in quei giorni, specialmente da Mary, la ragazzina della quale si era innamorato, fino a qualche anno fa, anche lei prendeva in giro i grandi e soffriva ogni volta che si parlava di suo padre, la frase che ripeteva più spesso era "Io non sarò mai come loro!" eppure ora Mary era sempre più indaffarata nelle faccende domestiche, anche il gioco era diventato così serio che quasi quasi più che un gioco divenne un lavoro. Spesso la trovava fuori dalla loro casa nell'albero che si occupava di "questioni importanti", come diceva lei, aiutava le fate ad organizzare le danze senza che mancasse nulla, inoltre cosa assai strana cominciò ad istruire gli elfi nel costruire sempre più bizzarre e divertenti strutture dove i più giovani potessero divertirsi senza correre rischi.
Una volta la trovò parlare con le rodini e su una foglia scriveva le traiettorie che ogni anno loro seguivano. Era veramente curiosa di imparare, e verso sera quando si siedevano di fronte al caminetto, lei si addormentava sfinita fra le sue braccia.
Peter avrebbe voluto ricevere ancora le sue carezze fra i capelli, ma con un sorriso lasciava andare il capriccio e la stringeva forte al suo cuore.

Una sera verso i primi giorni di primavera, Mary appoggiò la testa al petto di Peter, con un sguardo un po' perplesso lui la scrutò e gli chiese che cosa le fosse successo.
"Oh Peter, nulla di così grave.. ma, volevo confidarti una cosa."
Peter rimase in silenzio ad ascoltare.
"Ecco, adoro molto le tue carezze ed i tuoi baci, specialmente l'odore della tua pelle, ed ogni volta che mi accarezzi i capelli, vorrei che non ti fermassi mai, perchè dunque non ci spogliamo, e nudi ci stringiamo, ascoltando i battiti dei nostri cuori, ad amarci così per tutta la notte."
Peter sentì un nodo in gola e deglutì con forza la saliva. Si fece serio in volto e rispose:
"Mary! Perchè non ti basta che ci accarezziamo? Io poi voglio dormire, ti voglio bene così come abbiamo fatto fino ad ora e mi sta pure bene. Io sono fatto così, non voglio cambiare!"
Si alzò e prendendo la sua giacca di foglie di ibisco e piume di pavone, se la mise addosso ed uscì.

Da quel giorno Mary si fece più silenziosa e sempre più impegnata nelle cosiddette questioni importanti. Anche Peter si diede da fare con i ragazzi, ed insieme andavano spesso a pesca ed a caccia di anatre al lago incantato. Inoltre la sera organizzava dei giochi sempre più divertenti con loro e quando tornava a casa sfinito, la spensieretezza si mutava in inquietudine nel vedere Mary già assorta nei suoi sogni, ma in realtà Peter non sapeva che la ragazzina faceva finta di dormire, pronta sempre ad ascoltare i passi del suo amato. A quel punto Peter, per orgoglio, si metteva a letto in silenzio vicino a lei e scacciava ogni pensiero dalla sua testa.

Tutti i giorni Trilli andava a visitare il suo caro amico, e ogni volta gli chiedeva della sua storia con Mary, ma Peter cominciava ad essere più vago e rispondeva sempre che entrambi erano così impegnati da non addormentarsi più vicino al caminetto, abbracciati come i primi anni. Trilli sapeva già tutto in verità, il motivo per cui erano giunti a non scaldarsi più mano nella mano di fronte al fuoco della sera. Mary si era già sfogata con lei piangendo e le aveva confidato che si sentiva stupida ad aver confidato una cosa così importante a Peter, credeva che lui, oltre che comprenderla, sentisse il suo stesso bisogno. Invece, continuando a confidarsi con Trilli, le disse che provava nel suo cuore il desiderio ora di tenersi dentro di sè tutti i buoni sentimenti che nutriva per il suo amato e di non manifestarli più apertamente.
Per la povera Trilli fu uno shock ascoltare entrambi, anche perchè ciò avrebbe mutato le sorti dell'isola. Se due ragazzini come loro, provavano dei sentimenti così contrastanti, ne avrebbero risentito tutti, a partire dalle onde del mare, al più minuscolo insetto di quell'area territoriale!

Così la più fedele amica di Peter, lo prese a pizzicarlo ovunque.
"Ahi! Ahi! Fermati subito, Trilli, ma che cosa stai facendo?"
"Dovete smetterla subito Peter di comportarvi così! Specialmente tu, devi assolutamente ascoltare Mary!"
"E perchè mai dovrei farlo? Di cosa stai parlando?" Rispose Peter arrossendo.
"Ma non l'hai ancora capito, stupida anatra? Mary prova un grande amore per te! è disposta a tutto per vivere con te, persino donare il suo cuore per vivere al tuo fianco! Come puoi essere così egoista e non accogliere nel tuo animo questo legame profondo?"
Peter prese a camminare velocemente lungo la riva del mare.
"Ah per te è facile dirlo! Da quando ti sei presa la cotta per quello scarabocchio di Elfo, ora non esiste altro che lui!"
"E questo cosa c'entra con te e Mary, Peter?"
Il ragazzino si sentii incendiare di rabbia.
"Sto bene così, se veramente Mary mi ama, mi deve apprezzare per quello che sono e non cercare di cambiare!"
"Sei sempre più sciocco, Peter! Nessuno ti vuole cambiare! Anzi l'amore, Peter, non cambia la tua identità, ma trasforma la tua anima in una bellissima primavera da donare non solo a Mary ma a tutti noi dell'isola.."
"Vattene Trilli, e sposati quello sgorbio maleducato!"
"Peter, ma che cosa stai dicendo? Non ti riconosco più, Andrel è il più affettuoso e premuroso Elfo di tutta l'Isola Che Non C'è e non ti permetto di trattarlo in questo modo!"
"Sì, ed è anche egocentrico! Se ne sta zitto tutte le sere, in disparte, come un arrogante pulcino!"
"Ora basta Peter, tu non conosci affatto Andrel. Metti giù il tuo egoismo,e risolvi la questione con Mary! Apri il tuo cuore e smettila di dubitare di tutti noi!"
Trilli schizzò subito all'interno della foresta, lasciando dietro di sè una lunga scia, ma questa volta priva di polvere di stelle.

Ora Peter era seduto in quello scoglio e piangendo lacrime amare, si rese conto di quanto la sua amica Trilli avesse ragione.
Quel giorno lei stava vivendo il suo più bel sogno, il matrimonio con Andrel, e non riusciva ad essere lì presente, perchè Mary quella notte non era tornata a casa e trovò solo un biglietto con sù scritto:

"Caro Peter,
credo che in fondo al tuo cuore, da dopo quella sera, ci sia un po' di rabbia anche nei miei confronti, ti amo infinitamente, e non ho mai desiderato cambiarti. Questo amore che provo per te è così grande da non riuscire a sopportare i tuoi silenzi, vorrei aiutare entrambi, forse hai bisogno di stare un po' da solo? Mi dispiace di aver scosso il tuo animo. Anche io sono molto scossa. In questi giorni che non ci siamo visti, mi sono presa del tempo per costruire da sola un piccolo rifugio sul lato ovest dell'Isola Che Non C'è, se volessi raggiungermi basta che tu grida forte il mio nome, verso la riva ovest del lago incantato ed io arriverò subito da te.

Con infinito amore, tua Mary".

Era ora per Peter di comprendere quale fosse la sua nuova avventura, ma non immaginava di sentirsi così confuso. Nemmeno quando ricevette il suo primo bacio da Wendy, la quale decise di crescere e di tornare dai suoi genitori, si sentii solo e confuso. Perché ora era diverso?
Probabilmente perché Mary era molto differente da Wendy, in tutto e per tutto. Una ragazzina così intraprendente, alla pari di Peter, in grado di dirigere come un'amazzone tutte le creature dell'Isola Che Non C'è. Inizialmente il ragazzino non poteva sopportare che una femmina mettesse in discussione il suo primato nell'Isola, ma tutti e persino i suoi amici, apprezzavano che in quello spazio sperduto ci fosse una ragazzina tanto forte ed allo stesso tempo anche più dolce e diplomatica di Peter, quando si trattava di risolvere delle controversie.
Nemmeno lei aveva paura di Capitan Uncino, con il quale stipulò un compromesso affinché non ci fossero più amare battaglie fra i ragazzini e la sua truppa di marinai.
Qualche volta quando la nave approdava fra le rive dell'Isola, allora si organizzavano giochi e competizioni in cui persino per uno come Capitan Uncino non vi erano problemi nel rispettare le cosiddette "non regole regolamentate", ovvero apparenti regole facili da barare ma non impossibili da rispettare. Spiegarle in questo momento potrebbe risultare un'offesa a ciò che sta passando Peter e sarebbe il caso di tornare a prenderci cura del povero ragazzino.

Ora che Peter si era svuotato delle lacrime, si alzò lentamente e prese a camminare verso sud della Foresta dei Dispetti, -l'avevano chiamata così perché al suo interno succedevano tanti episodi strani ed allo stesso tempo divertenti- e quando giunse il buio si arrampicò su una bassa ma folta quercia dove con il suo amico Fragolino, un bambino dalle gote sempre arrossate ma abile nel costruire manualmente case e capanne in un batter d'occhio, avevano creato un piccolo rifugio, giusto giusto per una personcina. E Peter vi entrò dentro con abile maestranza, rannicchiato su se stesso si addormentò quasi subito.
Quella notte sognò di correre a crepacuore all'interno della Foresta dei Dispetti, dietro di sé sentiva delle forti risa, non si sa perché, ma il ragazzino cominciava a provare molta paura e più aveva paura e più accadevano cose strane. Improvvisamente la terra sotto ai suoi piedi tremava e si formavano delle grandi fessure in cui la vegetazione veniva risucchiata. Guardò per un breve istante verso il lato ovest e vide una strana ombra balzare fra i cespugli. Deviò dunque il percorso verso Est ed inciampando su una radice si ritrovò a rotolare per molti metri lungo una discesa di terra umida.
Sporco e rintontito si rimise in piedi ma ora di fronte a sé aveva quell'ombra che aveva visto balzare. Si concentrò meglio nell'osservarla e capì che si muoveva proprio come un leone, poi di colpo mutava forma e sembrava essere proprio la sua ombra, e di nuovo ancora si mutava, nell'ombra di un gigante elefante. A quel punto Peter gridò con tutto il fiato che aveva in corpo:
"Che cosa vuoi da me?"
Ma l'ombra non rispose e girava intorno a Peter cambiando continuamente forma.
A quel punto il ragazzino prese un sasso dalle tasche e lo lanciò nella sua direzione.
Quella forma si fermò per un istante e sembrò girarsi verso Peter, guardandolo, una voce gli piombò fin dentro le ossa.
"Non voglio proprio nulla da te! Sei tu che mi hai chiamato"
"No! Non è vero!" ribadì il ragazzino sbuffando.
"Se non fosse vero, allora perché sono qui e stai scappando da me?"
In effetti il discorso non faceva una piega e Peter abbassò lo sguardo con imbarazzo.
"Sono confuso" ammise "Non sono più libero e felice come una volta"
"Sei tu, Peter, che non vuoi essere libero. E sai cosa succede quando smetti di essere felice?"
Il ragazzino si asciugò il sudore dalla fronte e rimase in silenzio: no, non lo sapeva proprio cosa potesse succedere, anzi credo proprio che il nostro Peter se lo sia dimenticato.
"L'Isola Che Non C'è smette di esistere"
"Questo non è possibile, ombra. L'Isola è sempre esistita!"
"Mi dispiace dirtelo caro Peter, ma l'Isola è stata creata proprio dalla tua risata, quando ancora piccolo e spensierato, volavi come un uccellino da una stella all'altra, e vedendo il mare quaggiù, cercasti un'Isola per trovare ristoro e portare tutti quelli come te in un posto meraviglioso!"
Peter strizzò gli occhi cercando di ricordare quei momenti ma proprio non vi riusciva.
"In questo momento Peter, hai paura che le cose possano cambiare, ma l'Isola non è mai stata la stessa, ci sono sempre tante cose nuove da scoprire, e non ti sei mai chiesto come ciò fosse possibile? Non vi è nulla di finito qui finchè vi sarà gioia nell'animo di voi creature, specialmente in te che hai dato vita a tutto ciò, ma se ti imporrai contro il mutare della vita, l'Isola piano piano perirà e con essa tutte le cose qui presenti.."
"Che cosa vuol dire che perirà?"
"Morirà, Peter. Tutto un giorno avrà fine e un nuovo inizio, da qualche altra parte dell'universo. Non capisco perché tu proprio non lo voglia accettare. Fino ad ora sei riuscito a rimanere bambino, ma non lo puoi rimanere per sempre, non quando accade qualcosa di straordinario che muterà ancora la tua vita!"
"è terribile!" affermò il ragazzino portando le mani al viso.
"Solo perché tu vuoi vederlo in maniera così spaventosa! Non è affatto terribile!"
"Dimmi, ombra, dimmi!" prese a camminare con gambe tremanti Peter verso quella figura che ora assumeva le forme di un felino dalla lunga coda. "Che cosa è accaduto perché tutto ciò cambiasse?"
"Ancora non lo hai capito? Eppure ogni cosa qui presente, te lo sta dicendo, dal filo d'erba alle nuvole in cielo."
Peter sentii forte battere il cuore.
"è l'amore. è l'amore che provi per Mary che ha dato inizio a nuove danze qui nell'Isola!"
"Allora deve andarsene via!" gridò Peter.
"Ovunque andrà, ormai niente tornerà come prima!"
L'ombra balzò sul ramo di un acacio, prese la forma del ragazzino ma gli rimase la coda e le orecchie da felino.
"Tu puoi fare qualcosa?"
"E cosa, Peter?"
"Se smettessi di amare Mary.. aiutami a non amarla!"
"Beh Peter, questo si che è crudele!"
"Perché dovrebbe? Sono infelice per causa sua!"
"In verità sei infelice perché sei troppo egoista per accettare che le cose cambino, non hai proprio idea di come l'amore invece rende tutto più sano, più grande e.."
"Non mi interessa! Voglio smettere di amare! Fallo! Aiutami!" implorava Peter incendiandosi di lacrime il viso.
"Va bene" rispose con tono divertito l'ombra.
"Allora se vuoi che ti aiuti..." piombò ora di nuovo a terra, muovendosi come un coccodrillo verso Peter. "Dovrò strapparti il cuore dal petto!"
"Che cosa???" Gridò spaventato Peter.
"Lo dovrò fare con i miei artigli e poi divorarlo fra i denti una volta per tutte!" continuò sogghignando l'ombra ed allungando a dismura il suo braccio con dita affusolate ed unghie appuntite.
Il ragazzino cominciò a gridare e correre il più lontano possibile da quell'orribile mostro, e piombò di colpo in un pericolosissimo e profondissimo dirupo.

Peter aprii gli occhi sbattendo la fronte contro il soffitto del rifugio, grondante di sudore e con il cuore che gli esplodeva in petto, portò le mani su se stesso e si strinse forte, terribilmente spaventato cercò di riprender fiato.
Da lontano si udii il canto di un gallo che aveva di certo intravisto un alba, ed un sole ancora nascosto da grigie nubi.

_Fine prima parte_

Autore: Docean Drop










sabato 29 aprile 2017

Più nulla da perdere


Al di là
della quercia
ho udito i passi
del fuoco,
sotto ad un umido sole,
ho poggiato il capo
ad un duro tronco.
La primavera è giunta
come giungono tutte le stagioni:
non c'è gioia
e non c'è tristezza.

Dove siede la mia vita,
in questo scorrer del tempo?
Il riposo è il ristoro dell'animo,
che s'acquieta dopo tanto ruggire
in mezzo al mondo, l'ego.
In me s'accosta persino l'ombra,
che mi parla, e parla tanto,
di tutto il giudizio universale,
eppure io non vedo ciò
che lei vuol che io veda,
mi basta osservare quel filo d'erba
che tintenna allo scurir della luce,
si muove e si piega quando infervorisce il vento,
ma non muore, dalla terra continua
a succhiar il suo nutrimento.

Allora mi sobbalza in cuore la compassione,
ed una lagrima segna l'intera non mia esistenza.
Piango come piangono i bambini.
Nessuno sa del mio pianto
e nessuno sa come il fuoco
mi arde ma non mi consuma.
Come si può spiegar questo
a chi non siede e non fugge?

Tutto mi par finzione, persino
il mio corpo si muove in un sogno,
che tutti chiamano realtà.
Sarebbe banale dire:
guarda attentamente come ognuno recita la sua parte,
indistintamente.
Dentro hanno cicloni di parole
e se potessero mostrare i loro demoni,
il mondo sarebbe più luce
che ombre.

Non mi resta che sospirare,
e soffiare sui carboni ardenti,
che s'accendono come stelle invece di perire.
Eppure anch'esse un giorno moriranno.
Non ha timore chi osserva,
consapevole che l'eternità
è solo un'altra pagina,
di tante pagine lette
da chi non ha più nulla da perdere.


Dal diario di Docean Drop


sabato 25 marzo 2017

Se hai realmente sete, bevi con le tue mani.



Partendo dal presupposto che io non sono semplicemente il nome che porto.
Partendo dal presupposto che io non sono solo il mio corpo e l'immagine riflessa nello specchio.
Partendo dal presupposto che io non sono soltanto l'idea che tu hai di me.
Partendo dal presupposto che io non sono solo ciò che tu vedi.

Sarebbe un dono avere l'opportunità di stare insieme e una gioia divina poter condividere le nostre nudità.
Armature da gettare a terra, fango da lavarsene via.
Che senso avrebbe dunque la paura?
Ed il giudizio?

Partendo dal presupposto che proveniamo entrambi dalla stessa fonte,
perchè vuoi mantenere la barriera?

Gli inferni sono solo nelle nostre teste,
nulla può l'amore in chi non ha cura dell'amore.

Nulla io posso se non ho Cristo in me.
Nessun legame perdurare.
La vita è una sola.
Se credi di non meritarmi, è l'inferno che ti sei creato.
Nulla posso io fare ai tuoi inferni.

Solo sui miei posso porre fine.
Cristo porta l'acqua, ma è la Samaritana a prenderla con le sue mani e portarla alla bocca.
Bevi se hai realmente sete.


Dal diario di Docean Drop

mercoledì 15 marzo 2017

Danze divine


Oltre il corpo
rumori sottili
di foglie secche
dal vento scosse.

Gelide pietre

inverni di catrame
rugiada di pensieri
fulmini ai tormenti
code di serpenti
lacci stretti
in oscuri tetti.

Oltre il corpo

macigni in seppia
crepe ai muri
polveri e
sgretolabili figure.

Cosa sono i sogni?

Silenzi parlati.
Voci impenetrabili.
Shock inscrutabili.
Segreti seviziati.
Libertà inconfondibili.

Al di là,

danze divine.




Dal diario di Docean Drop